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Passata è la tempesta: il Piave

Passata è la tempesta: il Piave, dove siamo ritornati dopo la piena per vedere se davvero è “ Passata la tempesta[1]”

Ricorderete certamente la piena devastante a novembre 2018 e l’ecatombe di alberi in montagna.

Nelle settimane seguenti, subito dopo la tempesta, gruppi di volontari avevano pulito il litorale di Jesolo, un gruppo era guidato anche dal nostro Ermes. A distanza di qualche mese siamo andati a verificare la situazione lungo il Piave, precisamente tra San Biagio di Callalta e Ponte di Piave in provincia di Treviso.

A parte alcuni tratti, minimi, il luogo risulta pulito. La furia dell’acqua si può ancora notare da alcuni particolari come l’erba ammassata e oggetti non consueti che restano “appollaiati” sui rami. Sono presenti alcuni oggetti di plastica ma sono veramente una minima parte.

Passata è la tempesta: il Piave

Per il resto il paesaggio ha un aspetto lunare e per certi versi labirintico. Sembra davvera che la tempesta sia passata e che il Piave sia tornato tranquillo

La luce fa dei giochi strani, altrettanto strani gli oggetti che abbiamo trovato verso il crepuscolo. Sembrano quasi entrati a far parte del paesaggio naturale. Mettiamola come vogliamo ma sarà sempre la Natura ad avere la meglio sull’ essere umano…


[1] Giacomo Leopardi “La quiete dopo la tempesta”

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Birkenau – Baracca 25

Birkenau Baracca 25 – Chiamatemi Lavinia anche se non ho più un nome, ho solo dei numeri, sono un numero. Vivo, se questa può essere chiamata vita, nella baracca 25 a Birkenau.

Le mie compagne sono numeri, come me … Stiamo per morire, lo sappiamo. Siamo ammassate in questa baracca, in attesa, o forse non è nemmeno più un’ attesa, siamo rassegnate, deboli. Qui è buio, le finestre sono strette, facciamo fatica a respirare, ma posso ancora vedere la luna, una grande luna, illuminare l’oscurità. C’è qualcosa di confortante in quella luce.

Mi libro oltre la terra, sono un albero, sono luna, sono lontana da tutta questa crudeltà e tristezza. Sono libera.

La casa è in silenzio. Il vento sui miei rami sembra appena un alito di nuvole su un fuoco che si spegne. Sono di nuovo sola. Ho concluso un ciclo: il mio destino di seme che è germogliato, il disegno dei miei antenati. Lavinia ora è terra e humus. Il suo spirito danza nel vento della sera ( La donna abitata, di Gioconda Belli)

Dopo il viaggio in Polonia e le visite ad Auschwitz e Birkenau non sapevo come iniziare a scrivere, finchè ho deciso di far parlare una donna

Birkeanu forno crematorio
Resti del forno creamatorio a Birkenau
baracca 25 Birkenau
Baracca 25 Birkenau

Sala d’attesa per il gas

La baracca 25 era conosciuta come “sala d’attesa per il gas” ed era un blocco femminile. Quando ho visitato Birkenau ho dato una rapida occhiata all’interno della baracca, a dire il vero ho dato una rapida occhiata a tutto, sentivo un senso di soffocamento. La sensazione più orribile e incredibile era percepire un aspetto piuttosto “normale” di quel luogo maledetto, specialmente quando si è all’esterno. C’era addirittura un bel tramonto a evidenziare ancora di più l’aspetto “normale”.

E poi… ho scattato la foto delle rovine del crematorio. Se non avessi scritto cos’ era, nessuno lo avrebbe capito e sarebbe stato”un bellissimo paesaggio con la luna”. Solo un paesaggio, niente di più.

E’ stata la mia stessa foto a colpirmi, non ne ho ancora capito del tutto il motivo, e poi è arrivato il vento che facendo muovere gli alberi mi ha fatto ricordare La donna abitata e l’albero d’arancio

Altrettanto all’improvviso i prigionieri informi hanno acquisito le sembianze di Lavinia e mi sono resa conto che stavo guardando la stessa luna che vedevano le donne nella baracca 25.

Auschwitz – prigionieri

E poi in testa ha iniziato a risuonarmi La vita è bella. Se non avete visto il film di Roberto Benigni adesso è tempo di vederlo.

Il testo è già stato pubblicato sulla piattaforma Local Guides Connect ed esula dalle tematiche dell’Associazione Progetto Re-Cycle. E’ il nostro contributo alla giornata della memoria. Tutte le foto sono di A. Grana

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L’uomo di plastica

Finalmente è uscito il nuovo Quaderno, L’Uomo di Plastica, un titolo che racchiude i molteplici contenuti che troverete. Un Quaderno, questo numero 9, con una miriade di sfaccettature che ripercorrono il nostro Manifesto e sottolineano il “Facilitare l’interazione tra il mondo della cultura e il mondo delle aziende per crearenuove opportunità economiche partendo da ciò che già esiste.” Un percorso iniziato due anni fa e in continua evoluzione. A volte con qualche momento di stallo e di stanchezza ma per poi riprendere sempre con maggiore entusiasmo.

L’ Uomo di Plastica sottolinea maggiormente la relazione tra territorio/cultura e la relazione sempre più complicata tra Uomo e Ambiente. Se dovessimo dire in due parole, veramente due, il focus di questo numero diremmo certamente Alberi e Plastica. Alberi e Plastica tratteggiati ora come racconto, ora come poesia, ora come fatti di cronaca, ora come racconto di fantascienza. Gli Alberi e la Plastica diventano per gli autori il veicolo per parlare a tutto tondo di cultura e rilettura dei territori, di emergenze ambientali e di possibili correttivi, di uomo essere senziente ma anche di plastica, un non-uomo, essere inconsapevole che non vede o non vuole vedere.

Albero

Il punto di vista aziendale

Il Quaderno si arricchisce anche di un punto di vista aziendale da parte di una importante azienda veneta che si occupa di sistemi di automazione per la trasformazione delle materia plastiche. Le aziende di oggi sono responsabili della contaminazione plastica? Se sì, in quale misura? Stanno apportando dei correttivi? Oppure quello che è sotto i nostri occhi è il risultato di una mancanza di visione che ci porta indietro agli anni sessanta,quando Giulio Natta viene insignito del Premio Nobel per la Chimica per la realizzazione del polipropilene e del polietilene ad alta densità?

Plastica in spiaggai

Al solito poniamo delle domande, al solito il nostro scopo non è tanto dare risposte ma quanto provocare un pensiero autonomo e critico. Contiamodi esserci riusciti anche con L’ Uomo di Plastica

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Natale, acqua, terra e aria

Natale, acqua, terra e aria. Un titolo un po’ strano per andare a raccontare dei Mercatini di Natale a Zero Branco in provincia di Treviso. Vediamo di andare con un po’ di ordine (lo dico sempre, visto che parto sempre dal caos) e di dare un significato a queste parole.
Natale: questo è chiaro. Mi riferisco ai Mercatini del 15 e 16 dicembre. Meno chiaro (presumibilmente del tutto oscuro) il perché dei tre elementi naturali.
La nostra storia ha inizio alla fine del 2016, dicembre per l’esattezza, a poco più di un mese dalle scosse di terremoto fatali per il Centro Italia. Da quel dicembre di chilometri ne sono stati fatti tanti, l’ultimo “approdo” è stato Bolognola.

Bolognola è piccolissima, circa 150 abitanti. Per essere proprio precisi è il comune più piccolo e più alto delle Marche. Seppur minuscola, Bolognola si suddivide in tre nuclei: Villa da Capo, Villa di Mezzo, Villa da Piedi.  Potremmo definire Bolognola terra d’acqua per le sorgenti del Fiastrone e per la cascata dell’ Acquasanta che ospita nel suo territorio.  Quanto ad acqua, nemmeno Zero Branco scherza. Qui in pianura (Zero Branco si trova nella Pianura Padana) siamo bagnati dal fiume Zero, un fiume di risorgiva, e dal rio Vernise. La presenza dell’acqua è stata importantissima fin dal Medioevo per la costruzione di Mulini, alcuni dei quali rimasti in funzione fino agli anni 60. Il primo elemento di comunanza, l’acqua,  è stato perciò identificato. Quasi dimenticavo…. Bolognola verrà a Zero Branco per i Mercatini di Natale!

 

A Zero Branco ho trovato un libro dal titolo “Storie di terra e di acque”. Il legame con la terra per le attività produttive è molto forte, basta citare il Radicchio tardivo e solo quello fa capire il connubio tra terra e acqua. Lo stesso legame degli abitanti con la propria terra si può trovare a Bolognola. Quella stessa terra un po’ traditrice, Natura madre e matrigna allo stesso tempo, che a ottobre 2016 si è fatta sentire per attestare il suo dominio sull’essere umano. Una terra che sa però dare molto per quanto è bella.

Terra su cui spicca l’ultimo elemento, aria o meglio il vento, caratteristica predominante di Bolognola e soprattutto di Pintura di Bolognola. Dai racconti degli abitanti, che sono “abituati” a folate che arrivano a 200km/h, abbiamo saputo del vento fortissimo che soffiava a ottobre 2016 e della estrema difficoltà ad approntare le strutture di emergenza dopo il sisma.

 

Gli elementi della nostra storia ora ci sono tutti. La Proloco di Bolognola sarà ospite con prodotti tipici ai Mercatini di Zero Branco, questo però non sarà sufficiente per raccontare tutta la storia, anzi le storie, di due anni tra Marche e Umbria. E allora, avanti con foto, video, realtà virtuale, ci sarà molto da vedere e ascoltare oltre che da gustare. Non saremo ovviamente soli ma assieme ad altre associazioni del territorio zerotino per aspettare Babbo Natale e il suo aiutante

 

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RACCONTO DI NATALE (in anticipo)

Poco prima di Natale, in un paese piccino piccino, in alto in alto in montagna dove c’era un vento fortissimo, si trovava un aiutante di Babbo Natale che continuava a pensare come poteva fare a rallegrare il paese piccino piccino.

Questo paese piccino, piccino si chiama Bolognola, ultimamente è stato un po’ scosso ma ora sta benino!

Bolognola

Pensa oggi e pensa domani, l’ aiutante decise di chiamare Babbo Natale , in un paese un po’ più grandino che si trovava in pianura. Lì non c’era vento ma qualche nebbia sì.

Nebbia

A volte nevica e in pianura 10 centimetri di neve sono tantissimi! L’anno scorso aveva nevicato proprio prima di Natale. Figurati,  gli abitanti sono un po’ imbranati e per spostarsi con un po’ di neve hanno bisogno di una slitta 4X4

Natale con la neve a Zero Branco

L’aiutante e Babbo Natale si scrissero via chat (e sì, anche Babbo Natale è diventato tecnologico) e decisero che l’ aiutante sarebbe sceso a trovare Babbo Natale e avrebbe portato con sé tante cose buone del paese piccino e avrebbe fatto conoscere i fiori,  i monti, le vallate,  da dove nascevano quelle cose buone.

Fiori dei monti sibillini
Fiori Monti Sibillini

Babbo Natale disse: “ Ehi, ti aspetto il 15 e 16 dicembre a Zero Branco, è vicino a Treviso, sai. E’ proprio un posto carino.  Tutti mi chiedono sempre: ma che nome strano, cosa significa? Io che sono tecnologico (e tanto, ma proprio tanto pigro) però ti copio un link sulla sua storia così vai a cercare ”

Ed è così che la Proloco di Bolognola, Valnerina On line, Marchecraft e Progetto Re-Cycle  e i Mercatini di Zero Branco si misero in moto, anzi hanno sempre i motori accesi, e fecero in modo che si potessero narrare nuove storie di persone e di paesi.

Ci vediamo il 15 e 16 dicembre a Zero Branco con storie già narrate e storie da raccontare.

Natale in miniatura
Natale in miniatura a Zero Branco
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Mapping. Il Sile, storie di acqua

Il Sile è un fiume particolare, è un fiume di risorgiva che “spunta” dal profondo del terreno con polle di acqua limpida e vitale chiamate “Fontanassi”.

Fontanassi
“fontanasso”

Si può conoscere il Sile in due modi: dentro l’acqua, in canoa o piccole imbarcazioni, oppure a piedi o in bicicletta. Da parte nostra abbiamo iniziato a mappare due sentieri (in fondo alla pagina i due virtual tour) accessibili per la maggior parte dei tratti anche a disabili, e a esplorare, di conseguenza,  la natura che ci circonda. Il primo sentiero, da dove nasce, anzi “spunta” il Sile, è La Porta dell’Acqua situata nelle vicinanze del Gran Bosco dei Fontanassi. E’ un sentiero meno frequentato rispetto al secondo Il Cimitero dei Burci” ma, proprio perché meno frequentato, molto più rilassante.

Indubbiamente i Burci sono affascinanti, le carcasse che affiorano a pelo d’acqua, testimonianze di un’epoca “lenta” che non c’è più, l’accessibilità del percorso, richiamano molte persone, però con la bella stagione ce ne sono fin troppe. Sfortunatamente (o fortunatamente, dipende dai punti di vista) la domenica e nel periodo estivo sembra di essere in centro città. Ci sono volute ore per mappare il sentiero. Meglio l’inverno.

Sentiero gran bosco dei fontanassi
Sentiero Gran Bosco dei Fontanassi
cimitero dei burci
Cimitero dei Burci

L’umidità

Nel periodo estivo la natura è lussureggiante, c’è molto verde e una gran varietà di fiori. Ci ho riflettuto un attimo e ho cercato di rispondere alla domanda “perché venire qui e non altrove?” cosa posso trovare di particolare da raccontare? La risposta mi è arrivata dall’umidità. Ebbene sì, proprio l’umidità della Pianura Padana che tante volte fa deprimere con questi suoi cieli mai, o raramente, del tutto azzurri.

E’ stato surreale scoprire che nell’ultimo periodo, in cui ho frequentato altri luoghi, mi è mancata l’umidità (normalmente detestata) che ti fa provare la sensazione fisica di “attraversare” un luogo come se si nuotasse metaforicamente attraverso un’acqua impalpabile, che però si fa sentire e rende un po’ affannoso il respiro. In estate il verde che ti circonda è molto carico ma secondo me si può capire completamente questo ambiente di terra e acqua soprattutto in autunno e inverno. Con la nebbia…

nebbia
Nebbia lungo il Sile

La nebbia

Provate a immaginare le nebbie autunnali, i contorni dei luoghi che si sfumano, i suoni non sono nitidi ma ovattati. L’umidità la fa da padrona, di nuovo e più prepotentemente la sensazione di nuotare nel e attraverso il luogo. Il tempo resta sospeso, non si riesce ad avere la sensazione dell’orario perché il cielo non si vede. Eppure il rumore di sottofondo dell’acqua, di qualche nutria che si tuffa, il battito delle ali dei cigni definiscono i contorni del luogo.

Spesso con le attività di mappatura ci accusano di digitalizzare tutto e di far “impigrire” le persone che si farebbero il loro giretto virtuale senza spostarsi dal divano. Niente di più falso. Puoi vedere il luogo su uno schermo, puoi percorrere un sentiero, ma non puoi sentirlo. Riesci forse a “nuotare” nell’umidità? La sola immagine di un luogo non ne definisce la realtà complessa e mutevole. Sperimentare di persona è la parola d’ordine.

Panta rei, tutto scorre…  la realtà è un continuo divenire

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E’ una specie di magia

Durante i miei soggiorni nelle Marche e Umbria ho sentito ripetere molte volte la parola magia , magia intesa come caratteristica peculiare, una unicità del territorio dei Sibillini. Questa peculiarità è emersa anche durante le interviste di Concita De Gregorio alle “Donne dei Sibillini”. La maggior parte delle risposte su “casa” e “futuro”, a cui si chiedeva di dare un significato dopo il sisma, erano legate in modo imprescindibile al territorio di appartenenza. Io, come “personaggio” esterno e non coinvolta nel luogo specifico, ho iniziato a farmi delle domande e a chiedermi “ma se dovessi dire a un turista di venire qui, cosa gli direi?”

Concita De Gregorio intervista le Donne dei Sibillini

Ci ho pensato a lungo ma, da persona che tende a fondare i propri giudizi su parametri il più possibile oggettivi, il vocabolo magia ha cominciato a starmi stretto, per essere più precisa non ritengo che solo “magia” possa definire un luogo.  Definire un luogo come magico è un criterio emozionale e soggettivo, ciò che è magico per me può non esserlo per altri. Ho iniziato pertanto a cercare il significato di “magico”:

“In generale, pratica e forma di sapere esoterico e iniziatico che si presenta come capace di controllare le forze della natura; è stata oggetto, in varie culture e nei diversi periodi storici, di valutazioni opposte, ora considerata forma di conoscenza superiore, ora rifiutata come impostura e condannata dalle autorità civili e religiose.

“Capace di controllare le forze della natura…” no, non ci siamo proprio, in quel territorio ancora ferito dal sisma, direi proprio di no, non è magia. Allora cos’è? Ho provato con sublime  “un sublime «dinamico», che riguarda invece la natura, laddove questa sia percepita come una potenza terrificante che sovrasta l’uomo”.  Ci avviciniamo però nemmeno quello fa al caso mio.

La relazione tra Natura e Uomo

In entrambi i casi appare evidente che non si parla solo di Natura e di Uomo (essere umano) ma ci si concentra sulla relazione tra Uomo e Natura. Da una parte l’Uomo aspira al controllo della Natura con le arti magiche, dall’altra ne è turbato/affascinato e sovrastato.

Forse abbiamo fatto un passo avanti, anzi un passo indietro e mi chiedo (e vi chiedo) “perché,  i Sibillini e non le Dolomiti?”  Con quali criteri scelgo un monte oppure un altro? Io che non faccio scalate. Sto tornando alla soggettività ma raziocinante e poco emozionale. La differenza pertanto la fa l’essere umano e la sua relazione con la natura.  Proviamo a fare una valutazione nuda e cruda: entrambe le catene montuose hanno paesaggi spettacolari. I Sibillini più dolci e arrotondati, le Dolomiti più imponenti, ciò che le differenzia, per me (soggettivo), sono i colori.

Colori molto accessi (i rossi dei papaveri sembrano più rossi) e tendenti all’ocra nei Sibillini su finire dell’estate (un’amica statunitense vedendo una foto ha detto “The Golden State”!), per le Dolomiti, oltre alla roccia, tante sfumature di verde.

Colori

Golden State

Dolomiti del Brenta

Armonia

Oltre ai paesaggi mi aspetto però dell’altro e qui entriamo nell’ambito di quanto può essere offerto con una interazione ottimale tra Uomo e Natura. In altre parole, quali altri servizi, per me “turista per caso” ci sono a disposizione? Per favore, saltiamo la cucina eccellente. In Italia per mangiare male bisogna metterci un certo impegno… Quanto guardo io (soggettività, di nuovo…) è l’armonia che c’è tra tessuto urbano e ambiente. In due foto, due esempi di ciò che mi piace:   la versione di “una fiaba”  dell’intervento dell’essere umano sul paesaggio oppure l’ arte che si fonde con la natura come in Arte Sella

 

La casetta di marzapane

Arte Sella

Alla fine la differenza tra scegliere una o l’altra montagna (o non scegliere, come faccio io d’altro canto che zompetto allegramente da una parte all’altra) la fa l’essere umano che abita quei luoghi e ciò che ha saputo costruire nella relazione con altri esseri umani di quei luoghi (chiamiamoli i suoi vicini di casa) e con la Natura. E soprattutto il racconto, il vissuto, le storie, di quel tessuto urbano e naturale. Vi ho descritto le montagne.  Io abito in pianura ma anche qui, terra di acqua e nebbie, la relazione tra uomo e natura ha una sua storia da raccontare. Quale è la vostra? E non parlatemi solo di magia!

 

laguna veneta

 

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Storie: dal Veneto ai Sibillini

Come abbiamo fatto ad arrivare dal Veneto ai Sibillini? Per poi tornarci? Ci sono aspetti comuni che legano i territori? Di certo ci sono le storie di persone e territori.

Visivamente non c’è proprio nulla che accomuna le due regioni, (per l’esattezza sono tre: Veneto, Marche e Umbria) basta guardare queste foto. Le Dolomiti stesse, seppur montagne, non somigliano di certo ai Sibillini, più antichi e levigati. La nostra laguna, i nostri fiumi sono proprio tutta un’altra cosa. Eppure, ci sono cose che sono comuni. Sono le Storie, storie legate al territorio e legate alle persone.

 

Venice – the lagoon

 

fiume Sile

La prima volta che arrivammo nel cratere del sisma eravamo a Norcia, 10 dicembre 2016, lo ricordo bene perché da quella data si sono intersecate le storie di Progetto Re-Cycle e quelle delle Local Guides, i volontari che aggiornano le mappe di Google Maps. Le LG sono persone in carne e ossa, non esseri smaterializzati o avatar, che utilizzano il “virtuale” per dare un’altra lettura del reale. Non tutti sono così “filosofici” nel dare questa lettura, ma io lo sono.

Dall’incontro con le LG si è sviluppato Re-building (anzi è il contrario. Lo avevamo già in testa ma ci mancava il come farlo), la “costruzione” di una cassaforte della memoria virtuale con immagini geolocalizzate su una mappa condivisa, delle zone colpite dal sisma. La mappa è in lavorazione continua, il bello di questo tipo di tecnologia è che puoi continuare a sviluppare e a migliorare. Da quel momento è risultato naturale confluire nella rilettura dei territori (non solo quelli colpiti dal sisma ma anche altri in Veneto) perciò abbiamo iniziato a parlarne nell’accezione che si trova nel Manifesto stesso di Progetto Re-Cycle “ripartire da ciò che già esiste per avviare nuovi cicli di vita”.

 

King of the world

Siamo tornati di recente, a fine aprile 2018, in Umbria e nelle Marche in particolare a Norcia e a Bolognola (MC). La ricostruzione, o un quantomeno simil ritorno alla normalità, procede a macchia di leopardo. Sono state fatte alcune cose, altre restano da fare. Il senso di “Donne dei Sibillini, bellezza e dignità del territorio” (il 10 giugno a Pintura di Bolognola – Macerata  https://www.facebook.com/events/1729682707099136/ ) è ripartire valorizzando persone, in particolare donne, e territorio che rappresentano il grande tesoro dell’area.

 

Near Bolognola

View of Fargno trail

 

Dal mio punto di vista, anche un po’ aziendale se volete (tutta colpa del mio lavoro), solo attraverso una modalità di fruizione del territorio che intersechi aspetti “reali” con aspetti “virtuali”, potremo iniziare a parlare di rilettura vera, con un forte substrato culturale, dei territori e delle persone (e aziende) che lo abitano. Qui sto iniziando a sconfinare in “cultura d’impresa”…

 

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Re-Thinking Humans

Re-thinking Humans: si può arrivare al paradosso di ri-pensare, ri-progettare l’essere umano? La spinta continua verso l’innovazione tecnologica deve comunque poggiare su basi umanistiche? Oppure l’essere umano si sta “evolvendo” e si sta trasformando in “corpi da progetto”, dei cyborg? Sono ovviamente delle provocazioni per sollecitare delle domande.

Altered Carbon
Posizionamento della pila-Altered Carbon serie 1,episodio 1, min. 12.22

Il Quaderno 7 – Re-thinking humans. Il design nella progettazione del post-umano – è un quaderno quasi “fantascientifico”, troverete infatti alcuni esempi tratti da due note serie televisive: Black Mirror e Altered Carbon che offriranno uno spunto “narrativo” per osservare  “ l’ evoluzione della progettazione, in particolare delle tecnologie applicate al corpo umano e agli spazi antropocentrici, e di come i canali di intrattenimento popolare contribuiscono a trasmettere e formare un immaginario tecnologico attraverso la divulgazione di narrazioni distopiche”.

https://www.progettorecycle.org/it/quaderni/

Boccioni
U. Boccioni Visioni Simultanee

In un momento storico nel quale le tecnologie si sviluppano in tempi sempre più ridotti, impattando fortemente sulla nostra quotidianità, ci siamo fermati a riflettere sulle implicazioni che l’adozione delle tecnologie stesse comportano in termini sociali, biologici ed etici? In tutto questo, quale è il ruolo del designer e della progettazione? Vi è una relazione tra immaginario e design? Certamente sì, dato che ciò che è stato semplicemente immaginato in un’epoca è diventato reale in un periodo successivo

Bruno Munari - Aria/Terra
B. Munari – mostra Aria Terra Cittadella 2017

L’intento di questo Quaderno e della sua autrice Francesca Toso è di provocare un pensiero critico sulla relazione tra prodotto/oggetto, essere umano, spazio/ambiente e tempo riprendendo in alcuni punti il Manifesto di Progetto Re-Cycle in relazione all’ ottimizzazione dei cicli di vita, all’ innovazione tecnologica come ri-lettura del passato e alla storia delle innovazioni per ri-pensare il futuro.

Riciclo 

come opportunità per avviare nuovi cicli di vita partendo da ciò che già esiste

come strategia per ottimizzare giacimenti di risorse materiali e immateriali

come strumento per valorizzare repertori di saperi e competenze

come canale per aggregare professionisti, aziende e istituzioni

come approccio a nuovi modelli di produzione e consumo

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Mapping for Re-Building

Progetto Re-Building, l’attività di mapping per la creazione di una mappa condivisa di foto geolocalizzate delle aree colpite dal sisma, prosegue e si arricchisce di nuove foto della zona di Arquata del Tronto. Re-Building assume sempre più l’aspetto di “cassaforte della memoria”. Per molti luoghi l’unica cosa che potrà rimanere sarà la memoria: non è possibile ricostruire

 

esempio mappa
Castello Arquata del Tronto – mappa

 

La ricostruzione non è però solo una scelta architettonica ma riguarda anche l’identità di un luogo.

Spiegare qualcosa di immateriale è sempre molto difficile, solo andando nei posti, solo vedendo il rischio concreto di desertificazione umana si può comprendere cosa significhi il senso di appartenenza a un luogo e l’identificarsi con esso. Per chiarire ecco alcuni passaggi del Q6

[… ] Nella fase iniziale Re-Building era partito con l’obiettivo di contribuire alla ricostruzione anche in termini materiali/strutturali oltre che sviluppare una “cassaforte della memoria” virtuale e condivisa. Con il passare dei mesi e con la conoscenza sempre più approfondita dei territori colpiti dal sisma, la valenza che ha iniziato ad essere preponderante è stata quella della ricostruzione dell’identità dei luoghi, identità espressa in termini di valori condivisi siano essi storici, economici, naturali o culturali […]

[….] I punti di riferimento e di aggregazione sono venuti a mancare, le popolazioni sono in parte rimaste, in parte sono delocalizzate in altre aree. Se si fa un rapido giro nei Social ci si renderà conto che il poco di unione che ancora rimane è data proprio dalle immagini pre-sisma che sono condivise e commentate con i ricordi della popolazione. Il rischio di desertificazione umana, in particolare per i borghi più piccoli, è dietro l’angolo, vuoi per impossibilità di ricostruire (molti edifici si trovavano proprio sulla faglia ed è impensabile ricostruire) vuoi per le condizioni di disagio e isolamento di alcuni siti […]

Castelsantangelo sul Nera
Affreschi scoperti dopo il sisma

 

Re-Building e l’attività di mapping non si fermeranno a queste aree, vi sono altre aree nel mondo che hanno bisogno di rimanere vive almeno nella memoria.

Chiudiamo con Ungaretti che ci traghetterà da questa memoria di luoghi ad altre memorie su cui stiamo lavorando. Al prossimo post…

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuor
nessuna croce manca

È il mio cuore
il paese più straziato

 Castelsantangelo sul Nera
Rovine Castelsantangelo sul Nera

 

Si ringrazia The Habitual Tourist per le foto di Arquata del Tronto

Per maggiori informazioni sul progetto e su come inviarci foto

https://www.youtube.com/channel/UC_XKNml1QztUcV7m6CwTzSQ

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