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Il turismo va demonizzato o glorificato?

“Il turismo va demonizzato o glorificato?” di Lucia Ammendolia è il terzo articolo del nuovo Quaderno Q17 “Scuola, professioni e trend del turismo” da ottobre scaricabile qui

“L’organizzazione del lavoro richiede più motivazione che controllo, più creatività che burocrazia, più etica che astuzia, più estetica che pratica, più equilibrio vitale che overtime, multitasking e reperibilità”. Domenico De Masi

Aumento degli arrivi

Quest’anno abbiamo assistito a un forte aumento degli arrivi in Italia. Il primo settembre 2023 sono stati presentati a Venezia i dati dell’Osservatorio territoriale flussi turistici nazionali e internazionali. L’Italia è la quarta meta più popolare per i turisti europei, che investono il 12% della spesa totale nel Belpaese. Il maggior flusso di turisti stranieri in Italia proviene da Germania, Svizzera, Stati Uniti, Regno Unito e Olanda. Solo nel mese di luglio l’Italia ha superato Spagna e Gran Bretagna. (fonte immobiliare.it)

Diminuzione turismo interno

Il rovescio della medaglia è che, purtroppo, il turismo interno ha stentato a decollare. Eppure dovrebbe essere il “tesoretto” del comparto, perché al riparo da eventuali variabili che al giorno d’oggi facilmente colpiscono il turismo estero. Inoltre, questo tipo di turismo, predilige località nazionali anche poco battute. Questo si è potuto notare l’anno scorso, con un incremento di presenze in molte aree del Sud.

Giovani professionisti e lavoro

Molti sono gli italiani che nel 2023 non sono riusciti a fare una vacanza o hanno preferito mete più economiche. C’è l’inflazione, il caro prezzi avanza, i salari, rimasti bloccati, non offrono più una sicura base economica. Anche se c’è molta richiesta di lavoro, soprattutto nel comparto dei servizi di ristorazione e alloggio, tanti sono i giovani che da Nord a Sud non rispondono neanche alla richiesta. Molti pensano che siano i giovani italiani a non voler fare sacrifici, ma il fenomeno della “great resignation” (grandi dimissioni) nasce già da un paio d’ anni in America e si espande rapidamente anche in Europa, Tutto ciò sta a significare che forse le cose andrebbero comprese guardando a un modello gestionale diverso per la risoluzione del problema. Questa questione della mancanza di personale nel settore turistico non aiuterà sicuramente nel garantire una offerta di alto livello, come dovrebbe essere quella italiana. I giovani professionisti del settore sono le basi sulle quali costruire la nostra economia. Ben vengano anche nuove normative per tutelare le professioni turistiche, come il recente DDL sulla professione di guida turistica nazionale.

 Ci sarebbe bisogno però di paghe dignitose, corsi di formazione più performanti, snelli e alla portata di tutti. Così come dovrebbero essere le università. La cultura dovrebbe essere un faro importante per il nostro paese, anche come comparto. Molti lavori sono collegati alla cultura, lavori che andrebbero anche a favorire la messa in rete di azioni di protezione e valorizzazione di importanti siti naturalistici e storici. Eppure, si investe ancora poco in questo settore per noi così importante.

Aumento posti letto e cortocircuito

C’è chi pensa che sia una buona proposta l’offrire al turista ricchi ed improbabili itinerari, dopo i quali partirà più stanco di quando è arrivato. Chi invece sostiene che sia in base alla quantità dei posti letto, e alla grandezza delle strutture ricettive, la soluzione per avere più turismo. Oppure che per la promozione serva il rilancio di grandi eventi, che raccolgono in una giornata migliaia di persone,

Ci sono zone del Sud, in cui il turismo stenta a decollare. Si sente spesso parlare di implementazione della capacità ricettiva, per attrarre investitori stranieri, che avessero convenienza nel riempire alberghi e aerei. Il problema non sarebbe risolto, anzi, si creerebbe un cortocircuito importante. Il territorio non avrebbe la forza di sostenere questi meccanismi, dati i problemi atavici che lo attanagliano, come la mancanza di infrastrutture: strade, trasporti, servizi ospedalieri di prossimità, C’è poi l’eterno problema dell’acqua e dei rifiuti. Secondo l’Istat, riguardo il consumo di acqua pro capite, si stima che un turista consumi circa il doppio dell’acqua rispetto a un residente e che produca circa il 50% di rifiuti in più – In queste località sarebbe auspicabile promuovere quello che c’è, che già esiste. Si supera lo scoglio cercando di puntare alla gestione di flussi piccoli ma costanti durante l’anno. Puntando ancora di più sull’offerta globale a base territoriale. Anche gli eventi, se non ben armonizzati ed integrati in un piano di sviluppo e promozione, non avranno la giusta collocazione ed incisività all’interno di un piano per un futuro sviluppo.

Il turismo va demonizzato o  glorificato

La professionalità

Prima della promozione, bisognerà, possibilmente, curare e valorizzare bene il prodotto, che è il luogo, con tutte le sue complessità. La Visione unitaria di partnership pubblico-privata, insieme alla collaborazione tra strutture ricettive è determinante. Come ormai è decisivo per gli enti pubblici avvalersi di personale qualificato, come i destination manager, per promuovere l’offerta di un territorio.

Nel documento Onu Priorità per la ripresa del turismo, tra le linee guida, si legge:

1.Fornire liquidità e proteggere i posti di lavoro. 2. Recuperare la fiducia attraverso la sicurezza. 3. Collaborazione pubblico-privato per una riapertura efficiente. 4. Frontiere aperte con responsabilità – (*gestione flussi) – 5. Armonizzare e coordinare protocolli e procedure. 6. Posti di lavoro a valore aggiunto attraverso le nuove tecnologie. 7. Innovazione e sostenibilità come nuova normalità

Per conseguire questi risultati Onu e Unwto hanno ripresentato e valorizzato il ruolo delle DMOs (Destination Management Organizations) come «organismi di guida e coordinamento di una molteplicità di attori chiamati a creare le condizioni culturali, strategiche e organizzative favorevoli allo sviluppo turistico delle destinazioni”. La politica turistica ha bisogno di professionalità, a tutti i livelli.

Crescente interesse per la sostenibilità

Ormai è la qualità dell’offerta, su tutti i fronti, ad attrarre il turista. Per le grandi città c’è l’esigenza di ordine e pulizia, oltre che la richiesta di sistemi più tecnologici e sostenibili riguardo le strutture ricettive. La tendenza più forte è comunque quella che va alla ricerca delle emozioni, alla scoperta delle tradizioni, dei prodotti locali, delle destinazioni meno affollate, dei luoghi ancora incontaminati.

 Secondo Euromonitor international – nota società di consulenza inglese – il 73% dei travel executive ha riscontrato un crescente interesse per la sostenibilità da parte dei propri clienti. Anche il turismo basato sulla natura – tra cui l’avventura, l’ecoturismo, il sole e il mare – sta godendo di un crescente appetito da parte dei consumatori, per una previsione del 57% di tutti i pacchetti di viaggio nel mondo, in tutto il 2023. Questi pacchetti comprendono destinazioni e attività rurali, balneari e avventurose, poiché il fascino della natura e della natura selvaggia continua a crescere dopo la pandemia, come antidoto all’urbanizzazione e alle nuove pratiche di lavoro ibride.

Il turismo va demonizzato o  glorificato

Turismo e superpoteri

A volte si pontifica sul turismo che viene trattato come una entità con superpoteri: “Il turismo per il rilancio economico”. Diciamo piuttosto che bisogna riuscire a trovare il modo di attivare un circolo virtuoso tra il turismo e il sostegno alle attività locali per sostenere maggiormente l’economia e quindi produrre benessere sociale ed economico. La risorsa di un luogo sono i residenti, ed essi stessi devono essere insieme produttori e fruitori di ricchezza, che deve rimanere sul territorio.

Prendiamo l’esempio di una città come Venezia. Il numero di posti letto per turisti equivale quasi al numero dei residenti, Secondo i dati dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, negli ultimi 10 anni la provincia di Venezia ha perso 4.172 artigiani, pari al 14,5% del totale.  Tra i mestieri tradizionali in via di estinzione ci sono calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, orafi, orologiai, restauratori, sarti e vetrai. (fonte Veneziatoday.com) Queste attività caratterizzavano e davano spessore a quella che era l’identità del territorio. Se Venezia si svuotasse dei residenti(resilienti) il luogo stesso si svuota da ogni peculiarità e caratteristica che lo rendeva unico e inimitabile. In questo modo una città diventa una impalcatura per turisti, una nuova Disneyland. Abbiamo una parte d’Italia che anela al turismo l’altra che subisce il turismo di massa.

Il turismo va demonizzato o  glorificato

 Turismo significa soprattutto viaggio, che è una predisposizione naturale che ogni persona avverte. Il turismo è sempre esistito e continuerà ad esistere; quindi, bisognerà iniziare ad amministrare bene e professionalmente questo fenomeno complesso, partendo dai bisogni dei territori, sia livello sociale che ambientale. Si dovrebbe fare una analisi di realtà e pianificare, eventualmente, anche delle strategie nazionali che creino una sorta di osmosi tra aree in cui esso è carente e aree pervase da grandi flussi.

Opere e musei sono riproducibili, anche virtualmente, quello che non può mai essere riprodotta è la natura, il contesto locale, l’attività umana, le relazioni. Cose di fondamentale importanza, non solo per il turismo ma per la vita delle persone.

Ora posso rispondere alla famosa domanda del titolo: Il turismo va demonizzato o glorificato?

Va gestito!

Il Q17 e ” Il turismo va demonizzato o va glorificato?” saranno disponibili da ottobre. Per gli altri numeri già disponibili dei Quaderni editi da il prato cliccare qui

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